lunedì 13 aprile 2009

ascoltare con il corpo--- vedere con la mente

Ecco un brano tratto dal romanzo della sensibile scrittrice per ragazzi Emanuela Nava (che ha tratto spunto per il suo racconto da un suo casuale incontro avuto con una persona sorda) in cui un personaggio è Kimu, un ragazzino africano sordo.

Il messaggio globale sulla sordità che trasmette tale libro è davvero positivo, come potete sentire anche dalla spiegazione della sua “diversità” che Kimu offre alla piccola Ilaria protagonista della storia:

“Tu senti con le orecchie, ma io sento con gli occhi e con la pelle. Con gli occhi leggo le tue labbra e con la pelle intuisco il trillo delle cose. Posso ballare al ritmo di un tamburo, sai. E posso sentire l’arrivo di un pericolo (…) perché ogni cosa che vive e si muove produce un trillo, un’oscillazione leggera, un soffio che l’intuito e il corpo possono percepire. - ‘Allora non è vero che sei sordo!’ disse Ilaria tutto d’un fiato. – ‘No, ma chi ci sente con le orecchie mi chiama così’.



Il disegnatore cieco

Appunti sull’arte e sulla traducibilità dei linguaggi in relazione alle deprivazioni sensoriali

di Paola Magi (*)

Ho visto un cieco disegnare.

E' stata un'esperienza così incredibile da spingermi a valutare cosa ci sia, nel disegno, che non pertiene all'occhio ma risiede nel modo in cui la mente organizza i dati sensoriali che di continuo le giungono.

Esref Armagan, pittore cieco:

estremamente abile, tocca l’oggetto da disegnare, poi utilizza le due mani contemporaneamente, tenendone una ferma su un angolo del foglio, e muovendo continuamente l'altra, che regge la matita, fra la mano ferma e il tracciato del disegno, così da valutare esattamente la disposizione spaziale della matita sulla superficie del foglio.

A ogni punto del foglio può così stabilire una corrispondenza esatta, perfettamente traducibile in termini geometrico-matematici, con il punto dello spazio, il contorno e la superficie dell'oggetto che vuole rappresentare, realizzando con mano e braccia un pantografo naturale.

Ogni tanto Esref tocca il foglio, per verificare a che punto sia.

Il risultato finale dell’operazione è un disegno, che i vedenti possono riconoscere con la vista:

ma lui, che l’ha realizzato senza vederlo, cosa ne percepisce?

Anche se può sentire il solco, non ha in nessun caso la possibilità di cogliere l’insieme di quello che ha fatto, ma solo piccoli tratti, corrispondenti alla superficie del polpastrello.

Quello che ‘vede’ non può essere altro che un equivalente modello mentale, basato su relazioni geometrico-matematiche.