domenica 2 ottobre 2011

Invito a Palazzo 1 ottobre 2011 le classi dell'ITI visitano il Banco

Il Banco di Sardegna apre a Sassari la sede della Direzione Generale di Viale Umberto





Anche quest’anno l’Abi (Associazione Bancaria Italiana) propone l’appuntamento Invito a Palazzo, giornata nazionale di apertura al pubblico dei palazzi storici delle banche. 


L’evento  offre a cittadini e turisti di visitare liberamente le sedi delle banche e ammirare i tesori artistici che queste custodiscono. 


Palazzi storici, ville e collezioni d’arte, testimonianze della storia culturale e civile del nostro paese, normalmente chiusi al pubblico perché luoghi in cui si svolge quotidianamente l’attività bancaria, vengono offerte , almeno una volta l’anno, all’attenzione del pubblico.

Il Banco di Sardegna apre al pubblico il Palazzo di Sassari, Sede della Presidenza e della Direzione Generale in Piazzetta Banco di Sardegna 1 .

Nella Sala Siglienti sarà inaugurata una Mostra fotografica sui 50 anni della Dinamo Banco di Sardegna. La Mostra ripercorre la storia della 
squadra di pallacanestro più amata dell’Isola e che lo scorso anno ha festeggiato il suo cinquantesimo anno di vita raggiungendo l’Olimpo del basket con la storica promozione in Lega A.



Il Palazzo del Banco di Sardegna

nacque per ospitare la sede del Credito Agrario. Oggi è la sede della Fondazione del Banco di Sardegna. 
Costruito intorno al 1928 su progetto dell'ingegnere Bruno Cipelli, che ne fornì due versioni.






    



LE CLASSI DELL'ITI IN VISITA ALLE SALE DELLA SEDE CENTRALE DEL BANCO DI SARDEGNA









IL CASTELLO ARAGONESE

Eretto dai catalano-aragonesi tra il 1326 e il 1331, subito dopo la conquista della Sardegna, il Castello Aragonese fu inizialmente utilizzato come fortezza militare, per reprimere le rivolte dei Sassaresi. Questi mal tolleravano la condizione di sudditi e contrastavano i nuovi dominatori.
La costruzione, munita di sotterranei, uscite di sicurezza e porte segrete, era una struttura imponente a pianta quadrilatera con quattro torri agli angoli e una quinta all’ingresso, che ospitava il presidio armato. Le quattro torri angolari presero il nome di Torre Aragonese, Torre dei Doria, Torre del Castelletto, Torre dell’Inquisitore.
 Nel corso dei secoli, la struttura fu variamente utilizzata divenendo caserma militare, prigione nobiliare ed ecclesiastica, luogo di tortura e di esecuzioni capitali. Verso il 1535 divenne sede, unica in Sardegna, del Tribunale dell’Inquisizione.
Nel collettivo immaginario, il Castello era luogo di morte e tortura, simbolo del potere nemico: nel 1877 fu abbattuto e sui suoi resti fu edificata la caserma sabauda “La Marmora”.

  

                                                         HECTOR NAVA


Nato a Buenos Aires nel 1873 da una famiglia di facoltosi proprietari terrieri di origini lombarde, Nava si era trasferito a Roma nei primi anni del Novecento e successivamente aveva viaggiato molto, tornando in Argentina, percorrendo l’Europa e soggiornando anche in Francia dove aveva partecipato a numerose mostre collettive e personali.

Tra il 1920 e il 1923, Nava soggiorna infine in Sardegna, visita e ritrae molti paesi (Alghero, Porto Torres, Olbia, Osilo, Orosei e Nuoro) realizzando una cinquantina di opere: di queste, una parte è rimasta in Argentina, a Buenos Aires, e in altri musei Nord americani; trentacinque dipinti costituiscono invece il nucleo ora di proprietà del Banco, che qui si espone. Sono scene di vita quotidiana nell’Isola, di uomini e donne nei costumi tradizionali, di paesaggi e centri storici dell’entroterra e del litorale. E’ assai probabile, al riguardo, che Nava abbia conosciuto e apprezzato la pittura di maestri sardi del tempo come Antonio Ballero e Giuseppe Biasi.





CONTADINI DI ATZARA DI RICHARD SCHEURLEN

Richard Scheurlen artista tedesco di Stoccarda, uno dei primi maestri di Antonio Corriga
"Richard Scheurlen diceva: ci sono soltanto due luoghi al mondo, molto distanti fra loro, che hanno una luce ideale per la pittura: Atzara e l'isola di Ceylon.
Da “ Il sogno e la memoria” di Paolo Pillonca    http://www.atzara.com/corriga/corrigacatalogo.pdf






ANTONIO CORRIGA

Raffinato padrone di tutte le tecniche pittoriche, Antonio Corriga veste sempre i suoi lavori con l'abito fascinoso del sogno, sia quando immagina che gli uomini si fermino a colloquiare con gli astri sia quando dà corpo ai drammi storici della Sardegna, dipinge le scene della crocifissione del Cristo o celebra la Vergine Madre negli affreschi di templi famosi come quello di Nostra Signora di Bonaria. Luce e colore sfavillano in tutto il loro multiforme squadernarsi davanti ai nostri e ai suoi occhi di artista ispirato. Sarebbe lungo - e superfluo, nella circostanza di cui ci occupiamo - fare elenchi. Ma sicuramente non possiamo tralasciare la presenza di volti, figure e paesaggi atzaresi. Atzara è il suo villaggio-universo, come in letteratura per Lev Tolstoj o, se vogliamo fare un esempio più vicino al nostro comune sentire, per il suo carissimo amico scomparso di recente, Cicitu Màsala con i suoi laribiancos.
Paolo Pillonca






C'E' CHI TENTA DI TROVARE LA COMBINAZIONE


CHI TROVA POSTO AL TAVOLO DELLE RIUNIONI




LA COLLEZIONE MARIO SIRONI

Sironi in realtà era un sassarese anomalo; nato a Sassari il 12 maggio 1885, il padre Enrico era un ingegnere di origine comasca e arrivò in Sardegna in quantofunzionario del Genio Civile. A ventisei anni firmava però l’impegnativo progetto del Palazzo della Provincia,che ora domina lo scenario della centrale Piazza d’Italia. Mario Sironi, secondo di sei figli, non aveva ancora due anni quando i genitori si trasferirono a Roma, al tempo dei lavori pubblici destinati ad arginare le piene del Tevere. A Roma fece tutti i suoi studi e si iscrisse alla facoltà di ingegneria, che poi abbandonò per iscriversi all’Accademia di Belle Arti. La Roma di inizio secolo, con quella cerchia di artisti che gravitava tra Giacomo Balla e la redazione dell’Avanti della Domenica dove Sironi esordisce come illustratore, è dunque per lui il luogo fondamentale della formazione. Gli stimoli sono vivi e molteplici: in particolare, qui il pittore conosce Balla, Boccioni e Severini; con Boccioni, soprattutto,mostra notevoli affinità artistiche; diventato suo grande amico ed estimatore, tenterà di inserirlo nelle file dei Futuristi, il movimento di cui a Sironi interessava soprattutto lo spirito interventista. La guerra, combattuta da volontario e la successiva adesione al Fascismo sono altre prove del suo intenso bisogno di partecipazione alla tumultuosa vita politica e sociale dell’epoca, sia pure in qualità di artista. Questo impulso troverà uno sbocco nel Gruppo dei sette pittori del Novecento, al quale egli dà vita nel 1922, con l’appoggio critico di Margherita Sarfatti, singolare figura di critica d’arte e di promotrice del ritorno alla classicità nell’arte.




    MOSÈ 


OCCUPA UN’INTERA PARETE L’”ALLEGORIA DEL LAVORO” DI MARIO SIRONI






COMPOSIZIONE ASTRATTA










VOLTO DI DONNA



STUDIO DI DECORAZIONE







MULTIPLO 1948



LA COLLEZIONE GIUSEPPE BIASI
















STINTINO



NON MANCANO I MOMENTI DI RELAX








TETTE SEDDA 1918




Ritratto di “Javotte Bocconi Manca di Villahermosa”.  1918. 










ALCUNE OPERE DI STANIS DESSì




BUSTO DI MUSSOLINI

















COLLEZIONE DI MONETE, OGGETTI  E LIBRI ANTICHI


 






ALTRE OPERE SPARSE....



NATURA MORTA DI MORANDI











FLORIS





SASSU







SCULTURE E BASSORILIEVI IN BRONZO 
DI TILOCCA






LA DOTT.SSA M.GRAZIA CADONI ACCOGLIE I RAGAZZI 
E LI INFORMA SULLE ORIGINI E LA STORIA DEL BANCO DI SARDEGNA


   




ARRIVA IL MOMENTO DEI SALUTI